Qualsiasi azienda attiva sul mercato, indipendentemente dal settore, dalla tipologia di azienda e dalle dimensioni, ha la necessità di dotarsi di un sistema di archiviazione dati sicuro e robusto. I dati sono oggi, a tutti gli effetti, un patrimonio aziendale e come tale devono essere salvaguardati. Soprattutto, in un’ottica di tutela, privacy e concorrenza, i dati aziendali sono un elemento sensibile e possono finire nelle mani di pirati informatici.

Diversi sono i sistemi per comprimere e criptare i dati, così come diversi sono i sistemi di archiviazione dei dati e i supporti sui quali è possibile conservarli. Vediamo in dettaglio alcune tra le variabili da tenere in considerazione quando l’azienda deve decidere dove e come archiviare i propri dati.

Archiviare i dati aziendali, quali sono i sistemi e i supporti idonei?

Sistemi Storage
I sistemi di storage sono, semplicemente, dei sistemi che si occupano di memorizzare dati. Esistono tipologie diverse di storage. Ad esempio, possiamo avere un piccolo server in una rete aziendale, collegato a 10-20 computer in ufficio, e dotato di alcuni hard disk, oppure armadi SAN (Storage Area Network) che contengono centinaia di hard disk. Un altro metodo per conservare i dati aziendali è utilizzare tecnologie cloud che distribuiscono i dati usando datacenter in tutto il mondo.

Supporti per l’archiviazione

I supporti standard attuali sono hard disk (HDD – archiviazione magnetica su dischi di metallo che girano ad alta velocità) e solid state (SSD – stesso tipo di memoria flash usate nei cellulari). Gli HDD sono più economici, gli SSD sono più veloci.

Comprimere e criptare i dati per l’archiviazione

I dati devono essere cifrati se sono dati sensibili che vengono memorizzati su sistemi esterni all’azienda (cloud) o anche su sistemi interni, ma rappresentano dati delicati. Bisogna però avere una corretta gestione delle chiavi di cifratura: parecchi dei furti di dati avvenuti in tempi recenti ha coinvolto dati cifrati in cui le chiavi non erano protette adeguatamente.

Differenze fra backup e archiviazione dati

Il backup è una copia dei dati (e spesso anche delle applicazioni) presenti sul computer, si fa a scopo di sicurezza per evitare la perdita di dati. Con archiviazione dati intendiamo invece la creazione di un sistema di dati aziendali, ai quali tutti gli utenti, nel rispetto delle policy aziendali, possono accedere.

Con l’avvento dei Big Data, occorre ampliare e considerare l’archiviazione di grandi volumi di dati. Infatti i big data ci costringono a progettare, gestire e mantenere sistemi di archiviazione dati capaci di gestire e processare volumi sempre maggiori.

Archiviare i dati aziendali, meglio in Cloud?

Nel caso dell’archiviazione dei dati con sistemi di Cloud occorre tenere in considerazione variabili diverse, cruciali per l’azienda. Di solito i costi per un sistema di archiviazione in cloud sono più bassi rispetto a quelli necessari per mettere in piedi e mantenere un proprio sistema di archiviazione dati. Ma non si possono valutare solo i costi senza tenere in conto le politiche aziendali: non tutti sono favorevoli a dare in outsourcing la gestione dei dati aziendali. Per questo, al fine di trovare il miglior equilibrio tra costi e politiche aziendali, spesso si ricorre a soluzioni ibride in cui una parte dei dati è sul cloud, mentre una parte, “critica”, rimane in azienda. Quando l’azienda si appresta a scegliere sulla base di politiche aziendali o su valutazione costi, occorre sempre ricordare che non sempre i sistemi aziendali sono più sicuri del cloud, perché possono essere vulnerabili e facilmente attaccabili.

Sistemi di archiviazione e ricercabilità dei dati: valutazioni e schemi

Una volta scelto il supporto ed il metodo di archiviazione, il processo non è ancora completo! È durante la fase di archiviazione che occorre prevedere anche un sistema di ricercabilità dei dati, ovvero un metodo di archiviazione che permetta di ricercare e trovare i dati archiviati anche a chi verrà dopo, anche a chi non ha ideato il sistema. Un esempio chiaro per spiegare i criteri di ricercabilità – quindi di archiviazione che precede – dei dati è quello degli elenchi del telefono. Il vecchio elenco del telefono riportava per ogni abbonato, in ordine alfabetico, il numero telefonico. Chi ha interagito con un elenco del telefono capisce che con un elenco è facile trovare il numero di un abbonato, dato il suo nome, ma se la domanda fosse stata “Ho trovato una chiamata persa sul mio cellulare, come faccio ad associarlo ad un nome?”, l’elenco non sarebbe stato poi così utile! Sarebbe servito un altro tipo di elenco, con le stesse informazioni (associazione nome-numero), ma ordinato per numero di telefono e non per nome.

La ricercabilità dei dati dipende fortemente dal tipo di dati e dalle informazioni che si vogliono ottenere. Spesso abbiamo sistemi ottimizzati per alcuni tipi di ricerche che poi vanno lentissimi non appena cambiamo il tipo di ricerche che vogliamo fare. È quindi fondamentale prevedere a monte gli utilizzi e le ricerche che si potrebbero associare al volume dei dati prima di passare all’archiviazione degli stessi.

La Blockchain

La Blockchain è una tecnologia informatica che viene utilizzata per eseguire delle transazioni finanziarie evitando di utilizzare gli intermediari finanziari (le banche). Il termine Blockchain in italiano può essere tradotto con “catena di blocchi”, infatti questa tecnologia è costituita da una serie di blocchi che formano una catena.

La Blockchain è il libro mastro o il registro pubblico di tutte le transazioni collegate tra loro in rete.
Il sistema è stato inizialmente sempre collegato alle criptovalute, infatti è stato proprio Satoshi Nakamotopresunto inventore dei bitcoin, a creare questo nuovo sistema di contrattazione informatica.

Questo sistema serve a scambiare le criptovalute e creare un registro per tutte le transazioni eseguite con le nuove monete digitalizzate.
Il funzionamento è molto semplice ma è più comprensibile se si parte da un esempio: se Tizio deve vendere una casa a Caio è necessario eseguire una transazione commerciale, di conseguenza se si vuole utilizzare la Blockchain bisogna creare delle chiavi (Cryptographic Keye inserire tutte le informazioni riguardanti la compravendita(prezzo, dati immobile, dati personali dei contraenti), in questo modo viene creato un nuovo “blocco” della catena che identifica questa specifica transazione commerciale.

Dopo aver creato il blocco, sono gli utenti stessi che partecipano alla catena a validare la suddetta transazione e se gli elementi sono corretti questa viene ascritta nel registro pubblico.

Se si eseguono le operazioni finanziarie con una blockchain si ottiene maggiore trasparenza, poiché il registro è pubblico e può essere visionato da tutti gli utenti. La catena di blocchi si allunga ogni volta che viene validata la transazione e tutte le operazioni sono inserite in ordine cronologico. La validazione viene eseguita dal cosiddetto “miner“, che tramite un complesso processo matematico controlla e verifica tutti i dati inseriti.

Le diverse applicazioni in ambito informatico e non della blockchain

La blockchain si presenta come uno strumento finanziario particolarmente utile per gli istituti di credito, che utilizzando questa nuova tecnologia informatica potranno diventare dei depositi sicuri per i trasferimenti di criptovalute e grazie alla crittografia assicurare una maggiore sicurezza ai risparmiatori. Essa è diventata l’ultima frontiera in campo finanziario per le sue innumerevoli applicazioni, in particolare in ambito informatico, amministrativo e della sicurezza.

I due colossi dell’informatica, Samsung e IBM, stanno sviluppando un sistema chiamato ADEPT che utilizzerà le blockchain per tracciare e gestire una grande quantità di dispositivi connessi tra loro, sostituendo l’utilizzo di un sistema centrale che veicoli la comunicazione tra di essi.

Un altro impiego riguarda il sistema di archiviazione cloud, potrà essere eliminato il sistema centrale che raccoglie i dati e optare per un’archiviazione decentralizzata più sicura e affidabile.

A livello informatico il registro pubblico della blockchain è un formidabile alleato nel settore della cyber security, infatti ogni operazione viene eseguita tramite crittografia avanzata, quindi sarà più difficile manomettere e modificare i dati o limitare gli attacchi degli hacker.

Può essere impiegata nel trading online per facilitare e accelerare le operazioni di acquisto e vendita delle azioni, consentendo allo stesso tempo di tenere sempre sotto controllo le transazioni grazie al registro pubblico.

In campo amministrativo, l’innovativa tecnologia informatica potrebbe addirittura ridurre i tempi della burocrazia, infatti sarà più semplice autenticare e validare i documenti (titoli di studio, attestati, certificazioni).
Nel settore della vendita al dettaglio, la blockchain servirà per eliminare gli intermediari e collegare direttamente i venditori con i potenziali clienti.

Le innovazioni tecnologiche nelle aziende

La tecnologia è di grande aiuto allo sviluppo del business aziendale. Un approccio disruptive alla innovazione tecnologica è necessario se si vuole velocizzare i processi aziendali integrando le informazioni e le piattaforme che li gestiscono. L’innovazione tecnologica coinvolge anche il marketing ed è parte della digital transformation di un’azienda.

Perché è necessario un approccio disruptive alle nuove tecnologie

Tutti noi utilizziamo ogni giorno tecnologie che sono state introdotte come elementi di disruptive innovation rispetto a quelle precedenti: pensiamo a WhatsApp, che ha rivoluzionato anche il modo di lavorare tra colleghi o ai tool di videoconferenza, come Skype e Google Hangouts, con i quali sono state sostituite molte riunioni in presenza. Le implicazioni per le aziende e i loro manager sono di rilievo, perché una video call è in genere più breve ed efficiente di una riunione tradizionale e permette di ottimizzare il tempo dei partecipanti, riducendo gli spostamenti e i costi conseguenti.

Le aziende stentano ad adottare tecnologie troppo innovative

Nelle aziende un approccio disruptive, tipico delle start up, non è sempre vissuto come una opportunità. Lo confermano alcuni rapporti che sono univoci nel rilevare come i manager che hanno raggiunto risultati di business consolidati mostrino in genere un approccio meramente incrementale all’innovazione tecnologica. Essi ritengono che, una volta che il prodotto è ben definito e ha raggiunto una soddisfacente penetrazione del mercato, l’adozione di nuove tecnologie sia ormai finalizzato all’innovazione di processo, che efficienta il lavoro e riduce i costi.

Perché le aziende sono spesso poco attratte dall’innovazione tecnologica? Si può intuire che i cambiamenti più disruptive vengano considerati rischiosi, perché presentano elementi di incertezza rispetto alla situazione esistente. Altro motivo può essere legato a strategie che fanno riferimento al mercato attuale e alle modalità di acquisto, che appaiono generare risultati soddisfacenti. In molti casi è evidente la difficoltà di interpretare i bisogni reali dei clienti per elaborare strategie di business attraverso un processo di digital transformation. Se il focus dell’azienda è ancora centrato sul prodotto e sul fatturato e non sul cliente e sulle sue necessità – in sostanza focalizzato sulla offerta attuale anziché sulla domanda – non si tenta di costruire il prodotto disegnandolo sulle esigenze del cliente. In sostanza non si innova, se non nella produzione e nella logistica, per ridurre i costi operativi.

I trend tecnologici più disruptive dei prossimi anni

È quindi importante analizzare le nuove tendenze offerte dalla tecnologia, per verificare la possibilità di integrarle nella strategia di business o in quella di marketing. Ecco le più rilevanti:

 Analisi dei dati e AI

L’Intelligenza Artificiale, o AI, sarà sempre più presente nei software ERP e CRM. Il trend mostra che i software gestionali evoluti e quelli di gestione dei clienti e marketing automation si stanno orientando verso l’implementazione di questi elementi. Intelligenza artificiale e Machine Learning, utilizzati soprattutto per automatizzare i processi di data analysis ed elaborazione dei dati, guideranno le piattaforme gestionali e le applicazioni per dispositivi mobili. I dati continuano ad acquisire un forte valore, perché una strategia di  business e di marketing si rivela molto più efficace se guidata da elementi certi e misurabili. La loro analisi richiede forte competenza specifica, quindi la automazione di queste operazioni è sempre più funzionale al successo dell’azienda. La tendenza mostra in modo evidente lo sviluppo di strumenti di Predictive Analysis, nei quali software guidati dall’Intelligenza Artificiale elaborano una enorme quantità di dati per fornire rapporti predittivi sulle nuove tendenze e sui consumi futuri, interpretando la domanda degli utenti e i loro bisogni riguardo a prodotti e servizi.

 Internet of Things

Attualmente l’IoT è utilizzato per connettere oggetti a piattaforme di raccolta o trasmissione di dati, di carattere ancora elementare. La tendenza all’introduzione di questa tecnologia è sempre più interessante anche per le aziende, perché semplifica l’interazione uomo/macchina. Ne beneficeranno, ad esempio, il settore della logistica perché i sensori consentono di fornire agli strumenti, come carrelli, scaffali, magazzini e merci, una vita autonoma, almeno in parte. I macchinari, i locali, la filiera che prevede l’’immagazzinamento, l’imballaggio, la spedizione e la consegna, sarà gestita da macchine intelligenti, in grado di collaborare tra loro per ottimizzare i processi. Le fabbriche del futuro, legate al concetto di Industria 4.0, potranno così avvalersi di robotica automatizzata. Anche nella home automation l’IoT sta entrando prepotentemente, per ora intervenendo su termostati ambientali, gestione dell’illuminazione e dell’antifurto ma le prospettive sono davvero senza limiti e riguarderanno la dispensa, il giardino e tutte le automazioni, fino a strumenti che apprendono i comportamenti degli abitanti e prevengono le loro necessità. Anche gli assistenti virtuali, proposti già dai sistemi operativi per desktop e mobile, saranno sempre più presenti nella vita delle persone. Introdotti nelle abitazioni grazie a Siri, Cortana, Google Assistant e Alexa, queste interfacce per la conversazione – una delle quali realizzata non a caso da Amazon – consentiranno di ordinare la spesa e fare acquisti online. In casa si hanno spesso le mani occupate e già oggi è possibile ascoltare notizie, richiedere informazioni sul meteo, su orari e molto altro attraverso semplici comandi vocali.

 

Perchè investire sull’outsourcing

L’outsourcing si definisce come il meccanismo per mezzo del quale l’azienda, privata e pubblica, esternalizza i propri processi con l’obiettivo di renderli più efficienti ed efficaci.

 

 Outsourcing e mondo IT 

Nel settore IT tale pratica è consolidata: nel recente passato soprattutto per le componenti infrastrutturali, oggi anche il software (SaaS) i consulenti informatici e talvolta l’intera funzione ICT. Si prenda come esempio la gestione della posta elettronica, ormai in prevalenza esternalizzata per questioni di flessibilità, di sicurezza e continuità di servizio, di accessibilità in mobilità, di indipendenza dalla piattaforma.

Ma quali sono i driver che guidano le scelte aziendali verso l’outsourcing? Secondo un modello interpretativo classico, prevalgono i vantaggi di ordine economico:

  • Vantaggi di costo: i costi fissi (immobilizzazioni) divengono variabili (canoni);
  • Aumento dell’efficienza: il provider esterno ha competenze, tecnologia e massa critica per innovare continuamente i servizi erogati;
  • Focalizzazione sulle principali attività dell’impresa: le risorse dell’azienda vengono impiegate nel “core business”
  • Risparmio su infrastrutture e tecnologia: il provider esterno ha un potere contrattuale maggiore verso il fornitore di tecnologia;
  • Accesso a personale altamente qualificato: il provider esterno si avvale di personale esperto in vari ambiti, è attrattivo verso il mercato del lavoro, realizza economie di apprendimento e specializzazione;
  • Time-to-market e alta qualità: si genera un miglioramento in termini di qualità e velocità dei processi.

Negli ultimi anni si è manifestata una tendenza all’utilizzo dell’outsourcing come risposta all’esigenza delle imprese che operano in un contesto competitivo globale per assicurarsi assetti organizzativi sempre più dinamici ed efficaci sul mercato.

La facilità di accesso e la velocità di diffusione di nuove tecnologie e metodologie di lavoro (Agile) hanno disegnato nuovi paradigmi decisionali per scegliere l’outsourcing:

  • Risk management: l’outsourcing permette di superare il normale turnover e le carenze del personale;
  • Evitare effetto Lock-in: l’evoluzione tecnologica è talmente rapida che il passaggio da una tecnologia all’altra costerebbe troppo per le aziende;
  • Servizi complessi: l’outsourcing di processo (BPO)

A seguito di un’attenta analisi dei possibili fornitori e dell’instaurazione di una partnership, l’azienda potrà sperimentare i vantaggi di una scelta di questa natura:

L’IT service provider aiuta e sostiene le realtà che si confrontano con questo contesto e concorre al contenimento dei costi aziendali, alla riduzione del rischio e all’aumento dell’efficienza.

Oggi la scelta dell’outsourcing, oltre alla riduzione dei costi, deriva da considerazioni effettuate sulla base di scelte strategiche in cui alleanze e fusioni ridefiniscono la presenza dei gruppi sul mercato.

 Esigenze e risultati aziendali 

L’esigenza di ricorrere all’outsourcing spesso si manifesta in fase di revisione dei risultati e delle politiche aziendali oppure a seguito di nuove necessità come ad esempio cogliere nuove opportunità di mercato che richiedono competenze assenti all’interno dell’impresa.

In molti casi la decisione di adottare soluzioni in outsourcing risulta la strada più adatta da percorrere per le aziende, maggiormente focalizzate sulla competizione di mercato. Il provider di servizi di integrazione sfrutta economia di scala e di apprendimento per essere sempre aggiornato e fornire un servizio innovativo ed affidabile.

dEDIcated è per esempio un IT service provider che sostiene e supporta il business dei propri clienti, aiutandoli ogni giorno a raggiungere maggior competitività sul mercato favorendo rapporti commerciali solidi, in tutti i Paesi del mondo.

Le tecnologie che cambieranno le PMI

Le fabbriche stanno cambiando, così come le tecniche di produzione. Non sono più le industrie dei nostri nonni: i robot hanno automatizzato gran parte delle fasi di produzione e la catena di montaggio dei primi anni del XX secolo è solo un lontano ricordo.

Ora a farla da padrone è la tecnologia. Ogni macchinario può essere gestito da remoto e soprattutto comunica con gli altri strumenti presenti nella fabbrica. Le nuove tecnologie del XXI secolo, dai big data fino alla realtà aumentata, stanno prendendo sempre più piede all’interno delle fabbriche, anche quelle italiane. La vera sfida del futuro per le PMI è riuscire a cogliere al volo le opportunità offerte dall’Industria 4.0. Le nuove tecnologie stravolgeranno i metodi di produzione e permetteranno alle piccole e medie imprese italiane di riguadagnare competitività sul mercato mondiale. Ma sarà necessario anticipare il cambiamento e conoscere quali saranno le tecnologie da implementare all’interno delle fabbriche.

Internet of Things

Solitamente quando si parla di Internet of Things si pensa sempre ai dispositivi per la smart home o ai wearable che si collegano con lo smartphone. L’Internet delle Cose avrà un’importanza fondamentale all’interno delle fabbriche. I nuovi strumenti hanno la possibilità di connettersi a Internet e di essere gestiti anche a chilometri di distanza, facilitando la gestione della produzione da parte dell’azienda. Un “cervello” centrale potrà decidere se aumentare la produzione o diminuirla a seconda degli ordinativi e impostare i macchinari da remoto.

5G

Per poter controllare una fabbrica “connessa” sarà necessario avere una connessione stabile, ma soprattutto veloce. Per questo motivo il 5G sarà il futuro delle aziende “connesse” e permetterà di fare un deciso passo in avanti. Per le PMI sarà fondamentale dotare le proprie aziende del 5G, in modo da monitorare e gestire al meglio la produzione. Il nuovo standard per la connettività permetterà di sviluppare contatori dell’acqua e dell’elettricità intelligenti, ma anche monitorare il ciclo dei rifiuti e controllare le auto a guida autonoma. Se le PMI vogliono diventare connesse, non potranno fare a meno della connessione 5G.

Realtà aumentata

Negli ultimi anni si fa un gran parlare di Industria 4.0 senza sapere a cosa si fa riferimento e soprattutto quali sono le tecnologie che ne fanno “parte”. La realtà aumentata è sicuramente una di queste. Tecnologia che sta trovando sempre più spazio all’interno degli smartphone, la realtà aumentata è pronta a sbarcare anche in fabbrica (e in molte lo ha già fatto). L’augmented reality può portare benefici in decine di settori, ma soprattutto permette di ottimizzare i tempi di produzione. Ad esempio l’AR può fare la differenza durante le fasi dell’assemblaggio o dell’installazione di alcuni strumenti nelle macchine o nella manutenzione e nella riparazione delle automobili. Inoltre, è abbastanza semplice da utilizzare: basta un tablet e la giusta applicazione. Nei prossimi anni, saranno sempre di più le aziende che richiederanno agli operai di utilizzare smartphone e tablet durante il processo produttivo.

Big Data

Il fenomeno più interessante, ma allo stesso tempo più difficile da gestire, è sicuramente quello dei big data. Per le PMI che vogliono crescere e restare competitive sarà necessario avere le capacità per analizzare grandi database di dati. Lo studio dei big data permette di scoprire eventuali problemi nella catena produttiva prima che diventano troppo difficili da risolvere. Il data analyst e il data scientist diventerà una figura cardine all’interno delle PMI italiane.

Internet of Things: a cosa serve ?

Casi d’uso nelle soluzioni per i consumatori

Oltre al beneficio principale offerto al consumatore, l’utilizzo del dispositivo smart per il suo scopo specifico, l’adozione delle tecnologie IoT può permettere all’azienda produttrice di ottenere nuove informazioni di valore da sfruttare in prima persona, da trasferire al consumatore come valore aggiunto successivamente all’acquisto del prodotto, o ancora monetizzato attraverso l’erogazione di nuovi servizi.

Alcuni esempi di questi benefici secondari sono:

  • Ottenere informazioni diagnostiche sul funzionamento dell’oggetto per migliorare la manutenzione, preventiva o dopo che si è manifestato un guasto;
  • Ottenere indicazioni sul reale utilizzo delle funzioni da parte del consumatore, per focalizzare meglio ricerca e sviluppo di nuovi prodotti;
  • Acquisire dati per creare analisi di mercato, anche da cedere a terzi (in accordo con le licenze d’uso dei prodotti venduti), e proporre nuovi prodotti o servizi al cliente in modo personalizzato, in base alle esigenze rilevate.

Casi d’uso per le aziende

In ambito aziendale, l’IoT viene utilizzato in numerosi casi d’uso innovativi che in qualche caso sono riproposizioni delle tecnologie consumer su scala più vasta, ma in altri casi sono applicazioni specifiche del settore di attività dell’azienda in questione.

Alcuni esempi tra i più evidenti sono:

  • Utilizzo di sensori sulle macchine e nelle linee di produzione per ottimizzare i processi industriali, ridurre costi e sprechi, abilitare la manutenzione predittiva e migliorare la qualità;
  • Utilizzo dei dati di posizione geografica delle flotte di veicoli nei trasporti di merci e persone, anche per la creazione di nuovi servizi di mobilità (car/bike sharing);
  • Ottimizzazione dei costi di gestione e manutenzione (riscaldamento / raffrescamento, consumi energetici) di grandi edifici, quartieri o intere città (smart cities).
  • Tracciamento delle presenze negli spazi commerciali, per attività di marketing personalizzato e territoriale;
    In ambito ospedaliero, per il monitoraggio dei parametri dei degenti;
  • Tariffazione in base all’effettivo utilizzo di alcuni servizi. Per esempio, in campo assicurativo, per la creazione di polizze personalizzate in base al profilo di reale utilizzo dei veicoli o delle abitudini di guida (compatibilmente con le leggi locali in materia di privacy);
  • In campo utility, per il rilevamento a distanza dei consumi, ma anche per ottenere informazioni più dettagliate che permettano una pianificazione più efficiente delle risorse;
  • Poter gestire da remoto un prodotto/macchinario, e aggiungere un livello di servizio ulteriore post-vendita;
  • Tracciamento e inventario dell’intera catena del prodotto, dall’approvvigionamento delle materie prime ai magazzini dei prodotti finiti, fino alla giacenza nel punto vendita.

Italia è sempre più digitale. Lo dicono i numeri del mercato di riferimento, ancora in crescita dopo la ripresa e la buona salute già registrata negli anni scorsi, con una incremento nel 2017 del 2,3% ad oltre 6,8 miliardi di euro. Il trend positivo evidenziato delle rilevazioni di Anitec-Assinform (l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende del settore digitale) è destinato a durare anche nei prossimi anni: +2,6% per il 2018, +2,8% per il 2019, +3,1% per il 2020. Gli anni bui sono dunque alle spalle, grazie al traino delle componenti più legate all’innovazione, ma solo la continuità delle politiche per la digitalizzazione già avviate (dall’l’inclusione digitale di Pmi e territori alla modernizzazione della Pa e lo sviluppo diffuso delle competenze) permetterà il recupero del forte gap digitale accumulato in passato.

Il futuro è, naturalmente, sconosciuto, ma oggi abbiamo strumenti particolarmente efficaci per prevedere quale sarà lo scenario tra qualche anno. Il mondo dell’innovazione tecnologica è quello che suscita maggiore attenzione, perché negli ultimi decenni ha portato un vento di disruption in moltissimi settori e aziende. A maggior ragione è necessario capire quale sarà the next big thing in ambito tecnologico, come dicono gli americani, ovvero quali tecnologie saranno in grado di rivoluzionare i mercati nei prossimi anni. Ci ha provato Futurism, testata internazionale specializzata in questi temi. Il suo pool di giornalisti ed esperti ha elaborato un catalogo delle prossime, dirompenti novità che partiranno dal settore tecnologico per poi permeare i più disparati ambiti commerciali. Tutto questo entro il 2030, ovvero tra soli 13 anni. Pensavamo, per esempio, di aver già visto tutto nell’evoluzione degli smartphone, invece, in base a questa lista, entro una decina di anni l’emergente scienza chiamata spintronica, un connubio tra elettronica e magnetismo, sconvolgerà lo stato attuale di questi oggetti che ormai portiamo sempre con noi. Sul fronte dell’automotive ci si sta chiedendo se l’auto del futuro sarà elettronica o ibrida, e che fine faranno i motori diesel e altri carburanti inquinanti: a sconvolgere le carte potrebbe arrivare uno speciale tipo di batterie con cellule elettrochimiche che “succhiano” il biossido di carbonio (CO2) per generare elettricità, con il risultato di risolvere contemporaneamente i problemi di scarsità di risorse energetiche e di inquinamento del pianeta. Fantascienza o realtà? Meno fantascientifico, e più vicino a noi nel tempo, ci sembra l’avvento di micro-robot che saranno introdotti dai medici nel corpo umano per curare le ferite (saranno biodegrabili, tra l’altro). E anche gli antibiotici disegnati su misura per ciascun paziente o i super anti-virali non ci appaiono improbabili. Plausibile il trend futuro per cui i nostri vestiti saranno smart e cambieranno colore, forma e temperatura a seconda dei nostri gusti. Occorre però capire se stilisti, commercianti e acquirenti gradiranno i nuovi abiti innovativi o preferiranno i modelli tradizionali. Intanto guardiamo la lista di Futurism. Alcune indicazioni potrebbero rivelarsi non del tutto corrette, altre invece potrebbero rappresentare la strada giusta per l’azienda del futuro.

Siti internet più efficaci, presenza sui social media, gestione delle relazioni con i clienti e trasposizione di archivi e software in ambienti cloud. Sono questi gli strumenti e servizi digitali ai quali le imprese di piccole o medie dimensioni e gli studi professionali guardano con maggiore interesse. Nella maggior parte dei casi (il 50 e 51% rispettivamente), c’è la convinzione che gli investimenti sulla digitalizzazione nel prossimo futuro siano destinati a crescere, di circa un terzo.

Il rapporto tra piccole imprese, studi professionali e mondo digitale è stato oggetto di una indagine Nielsen, presentata in occasione della Digital Week di Milano. Un lavoro che mette in evidenza come ci siano diffuse richieste di innovazione tra le aziende, anche di dimensioni più piccole, e che in fondo gli ostacoli a compiere un passo deciso nel mondo della digitalizzazione siano più di carattere burocratico e culturale che di tipo economico

Dopo il successo dell’avvio della fattura elettronica verso la Pubblica Amministrazione, la prossima grande sfida che attende il paese è l’avvio della fatturazione obbligatoria tra privati.

L’approvazione della manovra finanziaria per il 2018 avvenuta il 30 novembre in Senato ha definito l’avvio della fattura elettronica (leggi cosa è e i vantaggi) obbligatoria tra privati a partire dal primo gennaio 2019, con un anticipo dell’obbligo per alcune casistiche.

Cos’è la fatturazione elettronica, obblighi e stato dell’arte?

La fattura elettronica è una fattura in formato digitale, introdotta con la legge finanziaria 2008, in cui l’Unione Europea (EU) invita gli Stati membri a prevedere un quadro normativo e tecnologico adeguato a gestire in maniera elettronica tutto il sistema di fatturazione e controllo fiscale.

Fattura elettronica, normativa e vantaggi

La genesi di questa evoluzione del “modo di fare” fattura è da individuare, a livello europeo, nell’adozione e recepimento della Direttiva 2014/55/UE del 16 aprile 2014 relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici. In questa Direttiva si può osservare come siano analoghi gli obiettivi che sono stati poi alla base della FatturaPA, e che possono essere riassunti in questi due punti:

  • generare risparmi derivanti da un incremento dell’efficienza dei controlli finalizzati al contrasto all’evasione e, conseguentemente, avere una migliore allocazione delle risorse disponibili per la gestione della spesa pubblica;
  • dematerializzazione i processi delle imprese, tale punto porta ad un generale incremento della competitività del sistema paese con benefici che sono decisamente superiori al semplice incremento efficienza degli adempimenti fiscali. Inoltre, anche in ottica di sviluppo del mercato digitale europeo, appare come un passaggio fondamentale per completare il processo di evoluzione verso il digitale da parte di tutte le imprese che troveranno nell’adesione al piano Industria 4.0 la concretizzazione della gestione digitale della produzione (di beni e servizi).

La maggior parte dei vantaggi economici non deriva da minori costi di stampa e spedizione ma dalla completa automazione e integrazione dei processi tra le parti che generano una riduzione e ottimizzazione dei costi (no data entry manuale, no errori registrazioni, no smarrimenti),  ridotto rischio falsi e duplicazioni (riconciliazione automatica dei dati e processi autorizzativi con controlli sui dati fattura più efficienti) e riduzione errori nei pagamenti e riduzione dei tempi medi di pagamento.

La fatturazione elettronica permette di inviare e ricevere fatture senza dover stampare sulla carta nessuna fattura, e quindi azzera completamente qualsiasi costo di stampa, eventuale spedizione, e poi i costi di marca da bollo e di uno spazio fisico in cui conservare le fatture cartacee. Insomma, una rivoluzione digitale che permette di inviare fatture in forma elettronica, e di compilarle e mandare a clienti, commercialisti e a tutti i diretti interessati in maniera semplice, virtualizzando tutto e senza necessità di ricorrere quindi alla carta.

Informaticamente  ha lanciato una serie di soluzioni SW “DIGITA ELECTRONIC“, che permettono in maniera molto semplice e intuitiva di gestire tutte le fatture in formato elettronico, agevolando quindi il compito di gestione della fatturazione aziendale, oltre che aiutare a contrastare l’evasione fiscale