Meet the Founder – Ottobre 2021
Martedì 26 ottobre ti aspettiamo alle ore 18.00 sulla pagina Linkedin di BacktoWork: non mancare all’evento dedicato alle startup e PMI in crowdfunding sulla nostra piattaforma.
Un webinar per conoscere gli interessanti progetti innovativi delle aziende in raccolta di capitali: parleremo di democratizzazione del Venture Capital, delle nuove frontiere della Nautica Green e del settore Sport Tech oggi in rapida ascesa, ma anche di MedTech, Fotografia e Realtà Aumentata applicata al settore del turismo.
I founder delle 6 aziende partecipanti avranno a disposizione 5 minuti per raccontare il proprio business, i vantaggi competitivi e l’opportunità di investimento. Al termine dei pitch un momento Q&A per porre direttamente ai founder le proprie domande e richieste di approfondimento.
Le aziende che prenderanno parte al webinar sono:
Startup innovativa che ha l’obiettivo di estendere a chiunque la possibilità di investire in modo professionale nel venture capital e contribuire al rilancio e al supporto del tessuto innovativo italiano.
Marketplace nato con lo scopo di rivoluzionare il mondo del booking sportivo. La startup offre un servizio che permette ai professionisti di ampliare la loro clientela tramite una vetrina online e agli utenti di scegliere il maestro o la scuola sportiva con cui allenarsi con un semplice click.
La prima imbarcazione a zero emissioni che, grazie al suo avanzato sistema foiling plug&play, offre elevate prestazioni in termini di autonomia e velocità ed una navigazione estremamente stabile, sicura e silenziosa.
Startup innovativa ideatrice della Biotecnologia unica al mondo in grado di comunicare con le nostre cellule per rigenerarle tramite dispositivi che utilizzano i segnali elettromagnetici e gli impulsi luminosi nativi del nostro organismo.
L’app dedicata a cittadini e turisti. In base alla posizione dell’utente vengono proposti contenuti a 360 gradi: dagli itinerari ai percorsi, dalla cultura all’arte, dal mondo ricettivo all’enogastronomia, dallo sport al mondo outdoor.
L’e-commerce specializzato in prodotti e servizi per l’imaging digitale. La piattaforma sta integrando la sua attuale offerta presentando agli utenti nuove linee subscription, e-learning e marketplace.
Link all'evento: https://www.backtowork24.com/evento.php?id=161
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Smart Working e digitale: ripensare l’organizzazione del lavoro tra sfide e opportunità
Anitec-Assinform vuole offrire un momento di confronto sul tema dello Smart Working partendo dall’illustrazione del position paper “Il lavoro agile: organizzazione del lavoro e tecnologie, alcuni spunti per una normalità inclusiva” predisposto dal Gdl “Skills per la Crescita di Impresa” dell’associazione, passando all’analisi dello stato dell’arte della normativa sullo Smart Working e le sue possibili evoluzioni insieme a un monitoraggio sulla diffusione dello Smart Working in Italia, aprendo un dibattito che coinvolge i rappresentanti delle aziende e delle istituzioni che attraverso le loro testimonianze racconteranno le loro esperienze organizzative insieme a relativi punti di forza e di debolezza.
Informaticamente ha presentato nel 2020 la sua prima piattaforma di Smart Working per il settore delle aziende Small Market italiane. La piattaforma risponde ad esigenze di semplicità e facilità d’uso per qualsiasi tipologia di utente.
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SmartWorking strumento fondamentale per la ripartenza in Italia #Resilienza Attiva
SMART WORKING FASE DUE – Le prime indicazioni, indicano che al centro della strategia del “team” guidato da Vittorio Colao ci sarebbe l’idea di puntare sullo smart working, che diventerebbe il perno di questa fase successiva, rendendolo addirittura obbligatorio per alcune aziende.
Quasi sconosciuto fino a pochi mesi, sembra proprio che lo smart working diventerà “l’arma segreta” nella guerra ancora lunga contro il virus. In assenza di un vaccino che non sarà disponibile a stretto giro – l’obiettivo è limitare il numero di persone sul posto di lavoro, per evitare il possibile gli assembramenti visto che gli esperti hanno già avvisato sul fatto che ad un allentamento delle restrizioni corrisponderà inevitabilmente un aumento dei casi.
Proprio in quest’ottica, alle grandi aziende – quelle per capirci dove ogni giorno transita un numero cospicuo di dipendenti – potrebbe essere imposto l’obbligo di dotarsi, ovviamente quando possibile e nel rispetto delle mansioni di lavoro, dello smart working. Ancora da stabilire il numero massimo di dipendenti ammessi per sede che andrà di pari pari con la grandezza degli spazi. Al di sotto della soglia che sarà stabilita, lo smart working resterebbe facoltativo con l’azienda chiamata a gestire l’organizzazione del lavoro, ovviamente nel rispetto della salute dei lavoratori, quindi garantendo distacco tra le postazioni e presenze “scaglionate”, anche spalmate su diversi giorni della settimana.
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DIGITALE per CRESCERE #Resilienza Attiva
INFORMATICAMENTE riprendendo uno slogan di qualche anno fa ripropone i punti fondamentali analizzati allora e attualissimi oggi per rispondere alle problematiche create dalla situazione COVID-19.
Purtroppo ancora una volta questa tragica situazione socio-economica colpirà in modo di forte i settori delle Micro Imprese e delle PMI. Ci sarà la necessità, terminata la fase più grave di questa emergenza, di capire come riorganizzare le attività aziendali, come mettere in sicurezza la gestione aziendale per il futuro, quali strumenti poter adottare per cercare di superare le eventuali restrizioni o vincoli, ecc..
La nostra azienda sta elaborando soluzioni nuove per permettere proprio ai settori più critici, di poter adottare strumenti e soluzioni, flessibili ed economiche per la fase della ripartenza. Dal’ introduzione di portali web che aiutino le aziende a de localizzare rapidamente la commercializzazione dei loro prodotti, alle piattaforme multimediali per la gestione delle attività lavorative in modo assolutamente mobile e dinamico, sino all’ introduzione di nuovi sistemi gestionali orientati alla condivisione delle informazioni in tempo reale dentro e fuori dalle aziende.
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COVID-19 #Resilienza Attiva
INFORMATICAMENTE nel rispetto delle vigenti normative, sta cercando di supportare tutti i clienti che stanno lavorando per gestire tutti i servizi necessari al nostro paese, con le sue strutture di assistenza remotizzata e di tele-assistenza a distanza.
Nell’ ambito delle iniziative che la nostra realtà informatica può contribuire a fornire come supporto all’ emergenze causate dalle necessarie restrizioni, ci siamo attivati per informare tramite i nostri portali internet della possibilità di attivare soluzioni di TELE LAVORO o STREAMING a distanza per tutte le aziende che ne abbiamo una necessità.
Per cercare di supportare nella maniera più solidale possibile le eventuali richieste da parte delle aziende, Informaticamente metterà a disposizione queste soluzioni GRATUITAMENTE SINO ALLA FINE DEL 2020.
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I pionieri della Fattura Elettronica dal 2014 ad oggi!
Anche la fattura diventa elettronica. Tutte le novità al seminario Confartigianato
Moltissime aziende da giugno scorso devono inviare fatture elettroniche verso la Pubblica Amministrazione. La normativa ha preso il via dal 6 giugno 2014 con gli enti ministeriali, interessa quindi piccole aziende del territorio che anche solo saltuariamente fatturano all’Arsenale Militare, all’ex Provveditorato, Prefettura, Polizia di Stato, Tribunale, Asl e più in generale Ministeri: la stessa disposizione si applicherà, dal 31 marzo 2015, ai restanti enti nazionali e agli enti locali. A partire dal 6 giugno quenti enti non potranno più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea, e quel che maggiormente preoccupa, è che a partire dai tre mesi successivi a queste date, le PA non potranno procedere al pagamento, neppure parziale, fino all’invio del documento in forma elettronica. Per questo motivo Confartigianato si è occupata del tema organizzando un primo seminario di approfondimento che ha visto la partecipazione di moltissimi imprenditori. «Confartigianato ha già provveduto – spiega Nicola Carozza, responsabile sindacale dell’Associazione – ad offrire un servizio qualificato per le imprese associate che usufruiscono dei nostri servizi. Va però rilevato un dato molto preoccupante: l’alto livello della pressione burocratica in Italia che si complica alla velocità di una norma alla settimana. Tra il 2008 e il 2014 sono state approvate 629 norme fiscali: 72 semplificano, 168 sono neutre dal punto di vista dell’impatto burocratico, 389 aumentano l’impatto burocratico». La normativa italiana sulla fatturazione elettronica contenuta nella legge di stabilità 2013 recepisce una direttiva comunitaria 2010/45/UE. «L’elemento determinante per distinguere le fatture elettroniche da quelle cartacee – ha spiegato la responsabile fiscale di Confartigianato, Katia Orsetti – non è il tipo di formato originario utilizzato per la propria creazione, ma la circostanza che la fattura sia in formato elettronico quando viene trasmessa (o messa a disposizione), ricevuta e accettata dal destinatario. Tra le condizioni richieste per la qualificazione della fattura come “elettronica”, vi è anche l’accettazione da parte del destinatario». «La legge – ha aggiunto Davide Malasoma, responsabile Ced Confartigianato – ha stabilito che la trasmissione delle fatture elettroniche destinate alle Amministrazioni dello Stato deve essere effettuata attraverso il Sistema di Interscambio (SdI), ciò significa in breve che tutti manderanno le fatture ad un centro di smistamento nazionale ed identificheranno l’Ente pubblico al quale manderanno la loro fattura di beni o servizi attraverso un codice univoco; le imprese dovranno poi attrezzarsi per garantire la conservazione delle fatture elettroniche per 10 anni ed anche su questa problematica siamo pronti ad offrire una soluzione». Per mostrare a tutti il funzionamento gestionale dell’invio sono intervenuti Leonardo Tognoni , Country Manager di Informaticamente che hanno mostrato che anche semplici sistemi gestionali possono essere implementati per inviare le fatture elettroniche. Confartigianato alla luce del gap informatico di tante piccole aziende, rilevando che l’introduzione della nuova procedura potrebbe penalizzare alcune imprese ed aumentare i ritardi nei pagamenti, ha provveduto ad aprire un apposito sportello per offrire consulenza personalizzata e studiare i singoli casi.
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Un quadro generale sulla Fatturazione Elettronica
Cos’è la fatturazione elettronica, obblighi e stato dell’arte
La fattura elettronica è una fattura in formato digitale, introdotta con la legge finanziaria 2008, in cui l’Unione Europea (EU) invita gli Stati membri a prevedere un quadro normativo e tecnologico adeguato a gestire in maniera elettronica tutto il sistema di fatturazione e controllo fiscale.
Fattura elettronica, normativa e vantaggi
La genesi di questa evoluzione del “modo di fare” fattura è da individuare, a livello europeo, nell’adozione e recepimento della Direttiva 2014/55/UE del 16 aprile 2014 relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici. In questa Direttiva si può osservare come siano analoghi gli obiettivi che sono stati poi alla base della FatturaPA, e che possono essere riassunti in questi due punti:
- generare risparmi derivanti da un incremento dell’efficienza dei controlli finalizzati al contrasto all’evasione e, conseguentemente, avere una migliore allocazione delle risorse disponibili per la gestione della spesa pubblica;
- dematerializzazione i processi delle imprese, tale punto porta ad un generale incremento della competitività del sistema paese con benefici che sono decisamente superiori al semplice incremento efficienza degli adempimenti fiscali. Inoltre, anche in ottica di sviluppo del mercato digitale europeo, appare come un passaggio fondamentale per completare il processo di evoluzione verso il digitale da parte di tutte le imprese che troveranno nell’adesione al piano Industria 4.0 la concretizzazione della gestione digitale della produzione (di beni e servizi).
La maggior parte dei vantaggi economici non deriva da minori costi di stampa e spedizione ma dalla completa automazione e integrazione dei processi tra le parti che generano una riduzione e ottimizzazione dei costi (no data entry manuale, no errori registrazioni, no smarrimenti), ridotto rischio falsi e duplicazioni (riconciliazione automatica dei dati e processi autorizzativi con controlli sui dati fattura più efficienti) e riduzione errori nei pagamenti e riduzione dei tempi medi di pagamento.
La fatturazione elettronica permette di inviare e ricevere fatture senza dover stampare sulla carta nessuna fattura, e quindi azzera completamente qualsiasi costo di stampa, eventuale spedizione, e poi i costi di marca da bollo e di uno spazio fisico in cui conservare le fatture cartacee. Insomma, una rivoluzione digitale che permette di inviare fatture in forma elettronica, e di compilarle e mandare a clienti, commercialisti e a tutti i diretti interessati in maniera semplice, virtualizzando tutto e senza necessità di ricorrere quindi alla carta.
Esistono software che permettono in maniera molto semplice e intuitiva di gestire tutte le fatture in formato elettronico, agevolando quindi il compito di gestione della fatturazione aziendale, oltre che aiutare a contrastare l’evasione fiscale.
Fatturazione elettronica verso la PA (Pubblica Amministrazione)
Una fattura elettronica può essere emessa verso la PA (pubblica amministrazione) e in questo senso c’è l’obbligo previsto nella legge di bilancio 2018 che obbliga all’utilizzo della fatturazione elettronica tutti i soggetti IVA, con l’obiettivo principale di combattere in maniera efficace le frodi fiscali e l’evasione fiscale di qualsiasi soggetto. Il nuovo obbligo di fatturazione elettronica interessa infatti tutti i soggeti con partita IVA.
Obblighi di fatturazione elettronica per le pubbliche amministrazioni
La Direttiva introduce degli obblighi solo in capo alle pubbliche amministrazioni europee, rendendo obbligatoria la ricezione di fatture elettroniche se in conformità con lo standard e con una qualsiasi delle sintassi presenti nell’elenco ristretto predisposto dal CEN. La Direttiva prevedeva un certo numero di passaggi da attuare, ora tutti compiuti, prima della fase di recepimento da parte degli Stati membri dell’Unione Europea, e più precisamente:
- Predisposizione di uno standard, Norma Europea (EN) da parte del CEN, di un elenco ristretto di sintassi, della relativa mappatura sintattica e altri documenti che sono stati formalizzati dalla Commissione in una richiesta di normazione. Le attività sono state assegnate al comitato CEN/TC 434 on electronic invoicing e sono state completate.
- Verifica della effettiva utilizzabilità della Norma Europea, da parte della Commissione, in particolare rispetto ai criteri di praticità, facilità d’uso e possibili costi di attuazione. Questa attività ha portato alla pubblicazione della “Relazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio sulla valutazione della norma europea sulla fatturazione elettronica”.
- Pubblicazione, sulla Gazzetta ufficiale UE, del riferimento alla Norma Europea data dalla quale inizia a decorrere inizia il termine di 18 mesi entro i quali tutti i gli Stati membri devono recepire ed attuare tale Norma, pertanto il termine da cui sarà obbligatorio per tutte le Pubbliche Amministrazioni europee di ricevere ed elaborare fatture elettroniche che rispettino conformità ad una Norma Europea (standard) e ad una delle sintassi di un elenco ristretto. Sarà possibile una eventuale proroga di ulteriori 12 mesi solo per le Pubbliche Amministrazioni locali.
In Italia si è scelta la strada di adottare un formato proprietario nazionale, FatturaPA, in quanto era prioritario avere una adesione massiccia all’adempimento rapido, infatti obbligatorio per legge, al fine di ottenere subito una parte dei benefici possibili.
A mio giudizio tale scelta è stata premiante, infatti si può vedere che l’avvio della fattura elettronica tra privati, opzionale e non obbligatorio, è stato un insuccesso perché solo l’1% delle imprese vi ha aderito.
Fatturazione elettronica tra privati, come funziona
Inoltre dal primo Luglio 2016 è possibile scambiare fatture elettroniche tra privati. Il ministero dell’Economia e delle finanze prevede di estendere l’obbligo di fatturazione elettronica anche tra privati dal 1° gennaio 2019. Si discute tuttavia della fattibilità di tale operazione, o se sia necessario estendere il margine temporale. Le piccole partite Iva tuttavia cercano di sfuggire all’obbligo di fatturazione elettronica. Per il momento i possessori di partita IVA con regime dei minimi o con regime forfettario sono esenti dall’obbligo.
L’intento del governo di estendere l’obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati e b2b a partire dal 2019 sarà uno dei più importanti tentativi di lotta all’evasione fiscale.
Gli enti interessati alla fattura elettronica e alla conservazione sostitutiva devono sapere che i dati sono normati ad arte e che la trasmissione della fattura elettronica è molto più rapida di quella di carta, di modo che emettere fattura verso enti pubblici o privati diventa più semplice di prima, e comporta risparmio sui costi. Le manovre fiscali relativamente alla emissione telematica delle fatture elettroniche, regolate da una legge sul tema, fa sì che la normativa preveda degli obblighi di scambio della fattura, e che questa debba essere emessa in formato elettronico.
Di seguito tutti gli aggiornamenti sulla Fatturazione elettronica e su come il governo, le aziende e la pubblica amministrazione si stanno muovendo in questo senso.
Le scadenze della fattura elettronica b2b tra privati
Ma veniamo ora ad esaminare le novità riguardanti la fatturazione elettronica obbligatoria tra privati.
L’Italia ha chiesto alla Commissione Europea di poter introdurre nell’ordinamento nazionale l’obbligo di emettere fatture elettroniche anche nel settore privato, come già fatto con successo verso la Pubblica Amministrazione, in parziale deroga a quando contenuto nella Direttiva 2006/112/CE in materia di IVA.
Tale richiesta è stata motivata dalla volontà di:
- incrementare capacità dell’Amministrazione Finanziaria di prevenire e contrastare l’evasione fiscale e, soprattutto, le frodi IVA, il cui gap è particolarmente elevato nel nostro paese;
- aumentare la semplificazione fiscale;
- ridurre il numero degli adempimenti fiscali, grazie ad una maggiore quantità di dati a disposizione del Amministrazione Finanziaria.
La normativa sulla fatturazione elettronica prevede l’avvio dei seguenti obblighi:
- emissione della fattura elettronica obbligatoria dal 1 luglio 2018 per le cessioni di benzina o gasolio per motori e per le prestazioni rese da subappaltatori nel quadro di un contratto di appalti pubblici;
- emissione della fattura elettronica obbligatoria dal settembre 2018 nei confronti dei soggetti extra-UE per quanto riguarda le fatture emesse in ambito tax free shopping (ai sensi dell’art.4-bis del Decreto Legge 22 ottobre 2016, n. 193);
- emissione della fattura elettronica obbligatoria dal 1 gennaio 2019 per tutte le operazioni tra privati, persone fisiche e giuridiche.
Per effetto di quanto sopra indicato, vediamo ora di esaminare più in dettaglio le novità da un punto di vista della decorrenza degli obblighi:
Primo luglio 2018
Dal primo luglio 2018 l’obbligo di emissione della fattura elettronica e delle note di variazione ex art. 26 del D.P.R. n. 633/72, riguarda tutte le prestazioni aventi ad oggetto:
- le cessioni di benzina o di gasolio destinati ad essere utilizzati come carburanti per motore;
- le prestazioni rese da subappaltatori e subcontraenti della filiera delle imprese che partecipano ai contratti di appalto di lavori, servizi o forniture stipulati con un’amministrazione pubblica.
L’esigenza è quella di garantire la tracciabilità dei flussi finanziari e contrastare le frodi IVA che possono insinuarsi nelle varie fasi della filiera.
Si ricorda che la fattura elettronica è una normale fattura tra privati emessa, ricevuta, firmata e conservata in un qualunque formato elettronico in grado di assicurare l’autenticità dell’originale, l’integrità del contenuto e la leggibilità della fattura dal momento della sua emissione fino al termine del suo periodo di conservazione pari a 10 anni.
Primo settembre 2018
L’obbligo della fatturazione elettronica in ambito tax free shopping è stato introdotto dall’art. 4-bis del Decreto n. 193/16 pertanto il nuovo obbligo riguarda la fatturazione elettronica per le cessioni di beni di importo superiore alla soglia di 155 euro, IVA inclusa, risultanti da un’unica fattura presso uno stesso punto vendita.
Infatti l’art. 38-quater del D.P.R. n. 633/72 dispone che “Le cessioni a soggetti domiciliati o residenti fuori dalla Comunità europea di beni per un complessivo importo, comprensivo dell’imposta sul valore aggiunto, superiore a 154,94 euro destinati all’uso personale o familiare, da trasportarsi nei bagagli personali fuori del territorio doganale della Comunità medesima, possono essere effettuate senza pagamento dell’imposta.”
Si tratta di un’importante misura di stimolo del commercio internazionale, volta ad attirare consumatori e favorire il turismo, in quanto il tax free shopping è un’agevolazione riservata ai residenti al di fuori della Comunità Europea che consente loro, di richiedere a rimborso l’IVA pagata sugli acquisti effettuati in Italia.
Si ricorda che per l’agevolazione prevista con il tax free shopping, è necessario che per l’acquisto in Italia:
- il bene sia acquistato da un privato cittadino;
- l’acquisto riguardi beni, e non di servizi, di importo superiore a 154,94 € IVA inclusa;
- il bene sia destinato al consumo personale o familiare;
- il bene trasportato nei bagagli personali al di fuori della Comunità Europea entro 3 mesi dall’acquisto;
- venga emessa regolare fattura.
Primo gennaio 2019
Con l’approvazione al Senato del Disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020” l’emissione della fattura elettronica da opzione diverrà obbligatoria per le operazioni effettuate nei confronti di altri privati titolari di partita IVA, a condizione che le cessioni di beni e le prestazioni di servizi siano poste in essere tra soggetti residenti o stabiliti nel territorio dello Stato.
La fatturazione elettronica consiste nell’utilizzare gli standard previsti per la FatturaPA per tutte le operazioni intercorrenti tra i titolari di partita IVA e la Pubblica Amministrazione, ed ora anche per la formazione (XML), trasmissione e ricezione, tramite il Sistema di Interscambio, della fattura elettronica tra privati e la successiva conservazione digitale per dieci anni.
In caso di inosservanza dell’obbligo di fatturazione elettronica tra gli operatori privati va ricordato che l’eventuale emissione della fattura in formato cartaceo è da ritenersi inesistente e il documento come non emesso.
Dall’obbligo di emissione della fattura in formato elettronico sono esonerati solo i soggetti di minori dimensioni che si avvalgono del cosiddetto “regime di vantaggio” previsto dall’art. 27 comma 3 del Decreto Legge n. 98/11 o del “regime forfettario” previsto dalla Legge n. 190/14.
Con riferimento alle predette scadenze di decorrenza dell’obbligo di emissione della fattura elettronica si ricorda che, in caso di inosservanza dell’obbligo trovano applicazione le previste dall’articolo 6 del Decreto Legislativo n. 417/97 che dispongono una sanzione amministrativa compresa tra il novanta e il centottanta per cento dell’imposta relativa all’imponibile non correttamente documentato o registrato nel corso dell’esercizio.
Cosa è la fattura elettronica europea e il futuro
Che evoluzione ci attende con l’approvazione del nuovo formato di fattura elettronica europea?
Come sopra è stato ricordato, l’avvio del progetto FatturaPA è stato efficace ed innovativo, ma non avrà futuro perché pensato solo per una interazione con le Pubbliche Amministrazioni nazionali. Quindi il formato FatturaPA è destinato a un lento ma inesorabile declino e potrà sopravvivere, per un medio periodo, solo in ambito di rapporti tra operatore economico e Pubblica Amministrazione nazionali.
Con la Direttiva 2014/55/UE del 16 aprile 2014, e l’approvazione e pubblicazione della Norma Europea che ha definito gli standard, si riconosce che i formati in uso sono molteplici. Su questa base infatti il CEN è stato incaricato di definire un modello di dati semantico degli elementi essenziali della fattura, detta anche “core invoice”, e definire di una lista limitata di sintassi, per ognuno dei quali deve essere fornita anche la corrispondenza sintattica con il modello (la core invoice) che tutte le PA europee dovranno accettare.
In conseguenza di questo in ambito nazionale il Sistema di Interscambio ha iniziato ad evolversi vero un adattamento a quanto previsto dalla predetta Direttiva. È auspicabile che anche il formato italiano venga progressivamente allineato in termini di contenuto al modello europeo, in modo da garantire un passaggio graduale ai formati standard internazionali, ed aprendo così la strada ad un’evoluzione che è già segnata e porterà benefici sostanziali sia sul lato pubblico che su quello privato.
Recentemente, il 30 di settembre 2017, è terminata la consultazione pubblica promossa dall’Agenzia per l’Italia Digitale del CIUS-IT per la Core Invoice Usage Specification per l’Italia (CIUS-IT) la cui definizione è uno dei principali obiettivi del progetto eIGOR, eIGOR (eInvoicing GO Regional), progetto nazionale finanziato dalla Commissione Europea per abilitare il sistema di fatturazione elettronica nazionale allo scambio di fatture conformi allo standard comune europeo.
Quindi la fatturazione elettronica tra privati in ambito nazionale, auspicabilmente dal 1 gennaio 2019, si allineerà ai formati previsti dalla Norma Europea e dalla Direttiva 2014/55/UE che in ogni caso dall’aprile 2019 diventerà obbligatoria per tutte le Pubbliche Amministrazioni europee.
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Le imprese rosa oltre quota un milione
L’ impresa femminile è giovane, abita nel Mezzogiorno d’Italia e cresce a un passo doppio rispetto a quella maschile.
Lo dicono i dati Unioncamere, che registrano nel 2015 un più 0,4%; un progresso piccolo piccolo, ma le aziende femminili attive in Italia fanno comunque meglio della media delle aziende, che si limita a +0,1 per cento, e procedono con una velocità doppia rispetto a quelle degli uomini . Una pattuglia di 1 milione e 153mila realtà, con Trentino Alto Adige (+1,3%), Calabria (+1,2%) e Toscana (+1,1) nel ruolo di traino.
Lombardia, Lazio e Campania si aggiudicano il podio per numero di imprese femminili presenti in Italia: da sole ne detengono più del 33 per cento. Se si guarda invece al tasso di femminilizzazione, questo indicatore raggiunge i livelli massimi (oltre il 26%) in Molise, Basilicata e Abruzzo. Più in particolare è Benevento la capitale delle donne che fanno impresa: tre imprese su 10.
I dati fotografano anche una diversa composizione per settori: le imprese al femminile rappresentano il 22,4% del totale Italia, ma sono presenti in maggioranza nel settore agricoltura, dove arrivano al 29% delle attive, e sono più che numerose anche nei servizi (25,8%). In quest’ultimo campo si arriva a percentuali superiori al 50% (fra lavanderie, parrucchieri, estetiste e benessere in senso ampio). La percentuale delle imprenditrici nel tessuto produttivo nazionale raggiunge livelli superiori alla media anche in ambiti quali i servizi alla persona (49%), la sanità e l’assistenza sociale (38%), l’istruzione (29%), l’alloggio e ristorazione (29%). L’industria si ferma al 10,4 per cento (ma nel manifatturiero arriva a toccare il 17,3%).
Quando le donne scommettono sull’impresa lo fanno scegliendo in prevalenza la forma giuridica più semplice: quella individuale arriva al 71%, tuttavia le cooperative raggiungono un’incidenza a livello nazionale del 20 per cento.
E fa ben sperare che l’impresa giovane parli sempre di più al femminile. Si trovano soprattutto tra gli under 35 le donne che scommettono sull’arte dell’intraprendere mettendosi in proprio: quasi un a impresa su tre tra quelle di under 35 (548mila in Italia) è a trazione femminile. Complessivamente si tratta di oltre 152mila unità, pari al 28% del totale delle imprese giovani. Come a dire che fra i giovani imprenditori la parità di genere sembra essere un traguardo finalmente raggiungibile.
I dati vanno letti tenendo conto della classificazione: per le società di capitale si definisce femminile un’impresa nella quale la partecipazione è superiore al 50%, mediando fra quote di partecipazione e cariche attribuite. Nelle società di persone e cooperative vale la metà almeno di soci donna, mentre per le ditte individuali si guarda alla titolarità.
La crescita è comunque trasversale: riguarda le imprese con presenza femminile esclusiva (che sono 974mila. +0,3%), forte (143mila, +1%) e maggioritaria (+1,6%).
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Digital transformation white paper “Harvard buisness school”
Nel White Paper della Harvard Business School, viene descritta la grande opportunità offerta dalla trasformazione digitale, sebbene la sua implementazione rappresenti un’ardua sfida per i manager aziendali. Le aziende “pioniere” della trasformazione digitale hanno ottenuto prestazioni migliori rispetto alle “ritardatarie” dell’implementazione. In base alla ricerca, le prime abbracciano l’opportunità digitale con una visione strategica e un modello di esecuzione completamente differenti. Tuttavia, l’ampia distribuzione della tecnologia digitale impone alle aziende di ridefinire i modelli operativi e aziendali in uso.
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Il futuro della chirurgia è in mano ai robot?
L’unica regione sguarnita è rimasta il Molise. Nel resto del Paese, invece, non c’è area che non possa contare almeno su un ospedale che dispone di un robot operatorio. Con l’installazione del centesimo robot Da Vinci, avvenuta nelle scorse settimane al policlinico di Catania, l’Italia si conferma leader europea nell’utilizzo della chirurgia robotica. A pari merito, c’è soltanto la Francia: alle spalle Germania e Gran Bretagna. Mentre nel mondo, a precederci, ci sono soltanto gli Stati Uniti e il Giappone.
La chirurgia robotica è un’opportunità reale per i pazienti: soprattutto per coloro che s’accingono a sottoporsi a un intervento di chirurgia urologica, la branca in cui si effettuano quasi sette interventi su dieci sui diciottomila conteggiati lo scorso anno lungo la Penisola. Ma il robot Da Vinci è utilizzato anche per interventi in ambito ginecologico, cardiochirurgico, toracico e oggi finanche nella chirurgia dei trapianti. Una rivoluzione progressiva, che se da un lato arreca benefici ai pazienti nasconde anche un’insidia: quella di avere in futuro chirurghi in grado di operare soltanto attraverso i bracci dei robot e non di intervenire con le proprie mani nel corpo di un paziente, nei casi più complessi.
La prostata viene asportata quasi sempre col robot
È l’urologia l’ambito in cui il robot Da Vinci la fa da padrone. I motivi di tale successo sono diversi. La precisione del robot consente maggiore facilità di accesso alle anatomie più complesse, una precisione demolitiva e ricostruttiva senza eguali, una minore perdita di sangue, una riduzione della degenza post-operatoria e una diminuzione degli effetti collaterali: disfunzione erettile ed incontinenza, frequenti soprattutto a seguito dell’asportazione di una prostata colpita da tumore (intervento che nella quasi totalità dei casi oggi avviene in chirurgia robotica).
L’introduzione nel sito operatorio di una telecamera consente una visione tridimensionale in grado di moltiplicare fino a dieci volte la normale visione dell’occhio umano, mentre i gesti chirurgici si fanno più ampi.
Spiega Walter Artibani, direttore dell’unità operativa di urologia dell’azienda ospedaliero-universitaria di Verona e segretario generale della Società Italiana di Urologia: «Il robot conferisce al gesto chirurgico una precisione non confrontabile con altre tecniche e permette di superare i limiti legati alla difficoltà di trattare, con la laparoscopia, malattie in sedi anatomiche difficili da raggiungere. Inoltre la possibilità di avere una doppia postazione consente di poter effettuare, oltre a interventi precisi e mininvasivi, una eccellente formazione professionale». Ma è anche la chirurgia del rene a trarre beneficio dalla chirurgia robotica. In passato, per esempio, l’organo colpito da un tumore si asportava per intero. Oggi, invece, «se le dimensioni del tumore sono comprese tra tre e sette centimetri, si effettua una resezione parziale in chirurgia robotica», aggiunge Vincenzo Mirone, direttore della clinica urologica dell’Università Federico II di Napoli.
La sostenibilità economica
Due anni e mezzo fa, quando ci occupammo dell’evoluzione ultima della laparoscopia erano 77 i robot Da Vinci presenti negli ospedali italiani. Oggi sono cento: segno che in questi anni s’è lavorato soprattutto per colmare il divario tra le aree geografiche. Secondo Mirone «a eccezione della Lombardia, dove ve ne sono 22 anche in ragione dell’elevata presenza di strutture private, la distribuzione sul territorio nazionale è più o meno equa, se si considera la densità di popolazione». Detto del vuoto del Molise, spiccano i «soli» tre Robot presenti in Emilia Romagna (Bologna, Forlì, Modena) e l’unico (Crotone) disponibile in Calabria. Un gap continua comunque a esistere, se al Nord se ne contano 51, al Centro 30 e al Sud 19.
«La robotica nelle regioni meridionali oggi funziona abbastanza bene, ma occorre completare questo percorso di sviluppo che può aiutarci a contenere la migrazione sanitaria», prosegue Mirone, che lavora in una regione in cui si contano sei dispositivi. L’acquisto è ancora abbastanza oneroso per le strutture: servono circa tre milioni di euro per dotare un ospedale di un robot Da Vinci. Mentre la rimborsabilità (dalla Regione alla struttura) di un intervento è sì superiore alla stessa garantita per un intervento a cielo aperto, ma non poi di tanto. Nel tempo, però, il sistema è sostenibile, assicurano gli esperti.
«I pazienti urologici operati con la chirurgia robotica si alzano già a poche ore di distanza dall’intervento e vengono dimessi in seconda giornata», prosegue Mirone, ricordando che un giorno di degenza in ospedale arriva a costare fino a 500 euro. Serve raggiungere almeno la soglia di duecento interventi l’anno per rendere il robot una opportunità piena ed evitare il rischio di uno spreco. Mentre un chirurgo si considera esperto nella gestione del robot se effettua almeno cinquanta procedura all’anno.
Come lavoreranno i chirurghi del futuro?
Il presente è dunque più rassicurante, almeno per i pazienti chirurgici. A lungo termine, però, c’è un aspetto da considerare, quando si schiaccia il piede sull’acceleratore della robotica: la formazione dei chirurghi. Come detto, uno dei vantaggi legati alla presenza del robot in sala operatoria è dato proprio dalla possibilità di far fare formazione sul campo agli specializzandi e ai giovani chirurghi.
Ma se Gianluigi Melotti, direttore della chirurgia generale dell’ospedale di Baggiovara e tra i massimi esperti di chirurgia mininvasiva a livello internazionale, è convinto che «arriveremo a effettuare anche la maggior parte degli interventi di chirurgia generale con il robot», rimane il dubbio che i chirurghi del futuro possano non essere all’altezza di «convertire» un paziente direttamente in sala operatoria: ovvero di sottoporlo a un intervento tradizionale in corso d’opera, per esempio a seguito di una sopraggiunta complicanza.
«Questo rischio c’è, iniziamo a discuterne», è l’appello di Artibani, convinto che la fase di transizione sia destinata a proseguire verso un approdo ancora più tecnologico: coi robot in grado di essere programmati ed effettuare l’intervento senza la guida da parte del chirurgo. «L’abilità del chirurgo va tutelata, dobbiamo essere sempre pronti a intervenire di fronte a un eventuale fallimento della tecnologia».
Dobbiamo temere questa nuova rivoluzione alle porte?
Tutte le novità vengono sempre osteggiate dalla massa.
La novità fa sempre paura, è difficile uscire da un’area di confort per imparare qualcosa di nuovo o modificare le proprie abitudini.
Però il trend è chiaro, almeno ai miei occhi, la robotica è la prossima rivoluzione.
Abbiamo passato tanti cambiamenti come esseri umani; molti di questi sono avvenuti o stanno venendo in questi ultimi cento anni: dalla invenzione della macchina a vapore, del motore a scoppio per passare attraverso la rivoluzione industriale, passando attraverso la globalizzazione, l’informatizzazione, la digitalizzazione, la virtualizzazione nei prossimi anni la robotizzazione.
Di carattere io sono un positivo e accolgo con favore le novità ed i miglioramenti, e credo che la robotica permetterà un salto di qualità delle nostre vite enorme.
Si perderanno posti di lavoro a favore dei robot?
Certo, ma se un posto di lavoro può venire soppiantato da una macchina, allora io penso che quel lavoro non era umanamente dignitoso per l’uomo che lo svolgeva.
Se un lavoro è talmente ripetitivo da poter essere svolto da una macchina, l’uomo che lo svolgeva era destinato ad inaridirsi come una macchina, perché a mio avviso come esseri umani meritiamo di più di un semplice lavoro ripetitivo.
Certo, questa competizione con le macchine ci porterà a dover essere creativi, emozionali, unici e non sostituibili, ma questo ritengo sarà un bene per l’umanità.
Forse un giorno non troppo lontano, potremmo permetterci di lavorare tutti meno, di poterci godere di più la vita, di poter apprezzare meglio quegli aspetti che ci differenziano dalle macchine, grazie alle macchine stesse che faranno i lavori “faticosi” per noi.
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